Wednesday 3 September 2014

RIGENERAZIONE (2014)





Al porto di Lavagna inaugura la mostra RigenerAzione

Lavagna. All’interno della rassegna degli eventi promossi dal Porto di Lavagna, Sabato 5 Luglio alle ore 18,30, inaugurerà la mostra RigenerAzione, presso la sala espositiva del porto.
Il titolo di questa mostra, porta con sé il fil rouge che attraversa il lavoro dei quattro artisti partecipanti: Caterina Aicardi, Tillo Buttinoni, Maria Cristina Sammarco e Donatella Simonetti.
Una vetrina sul porto, finestra per creare un dialogo fra opere che raccontano di mare, cielo, acqua e terra con il mondo che attraversa questo luogo di transito,  anch’esso immerso negli stessi elementi messi in luce dalle opere esposte. 
Sculture, dipinti, fotografie… ogni supporto utilizzato è mezzo per sondare e attraversare il naturale nelle sue diverse declinazioni, con un accento particolare alla capacità di rigenerarsi della natura e con essa delle idee e dei materiali stessi. 
Un’azione, quella creativa, che rimette in moto l’energia, che crea nuovi punti di vista e attraversa possibilità di pensiero e di visioni, cercando di afferrare quell’attimo germinante che seppure sempre presente, sempre sfugge e tiene il pensiero in equilibrio precario, una continua ricerca del suo centro e della sua dimensione.
La mostra RigenerAzione sarà aperta dal 5 Luglio al 6 Settembre 2014 nei week end di Luglio e Settembre e su appuntamento negli altri giorni.




Porto di Lavagna - sala espositiva
Calata porto turistico,16033 Lavagna Genova
Per informazioni:
telefono: 0185 321732; +39 347 365 14 21 
mostrarigenerazione@gmail.com






L'occasione di risvegliare lo Spirito attraverso il contatto con le profondità del mare è un rito antico, ancestrale e se il corpo dà contorno all' anima, le ombre dei nostri gesti prendono forma sui fondali.  

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Friday 17 January 2014

RECENT CLUES (2011)






   A strascico di un'esperienza nata tra le mura di un appartamento d'oltre oceano , il percorso dei disegni gommati riprende forma anche nella città ombelico di Milano.
Attraverso una serie di soggetti metaforici, per lo più descritti dal mondo del teatro (e di strada), dal cinema muto e dall'architettura scenica, ho cercato di rappresentare alcune condizioni della società moderna (in particolare quella italiana e milanese) i cui difetti sembrano affiorare da un tragicomico , se non grottesco, "archetipo del malcostume".  L'occasione data è anche quella dar forma all'autocritica. Troppo spesso, infatti, sembra che il mondo delle Arti contemporanee e della cultura alla quale partecipo, risultino incapaci di illuminare il cammino dei popoli attraverso il buio di un'Epoca come la nostra . Le debolezze umane sono estese su tutti fronti e il sentimento collettivo, se pur con qualche eccezione, sembra convergere verso un'atrofia dell'intelletto .
I riferimenti simbolici di questa serie di proposte attingono per gran parte al '900 dei nostri nonni che, volenti o nolenti, parteciparono all'ultimo conflitto su scala mondiale. Milano, che in Italia fu la città più bombardata della grande guerra, porta ancora i segni della tragica vicenda. All'epoca i nostri avi parteciparono ad una dignitosa Ricostruzione pur mantenendo, forse anche come monito, alcune tracce dell'intenso passato. Diversamente da essi, la nuova generazione di cittadini , che di certo non spicca per l'amore o il legame verso questa realtà, sembra ignorare completamente la memoria storica permettendo  che qualunque  attività  lucrativa possa dominare se non cancellare per sempre le rughe della città, così come farebbe un chirurgo estetico con una paziente capricciosa. Il profondo legame che ho per i luoghi della vecchia Milano e per la piccola tribù meneghina che resiste con essa , mi spinge ancora una volta a lanciare dei segnali , se pur discreti, su alcuni dettagli delle mura che sono certamente destinati a scomparire .Ciò che presento vuole dunque essere in invito ad osservare e ad osservarci  meglio per non dover costringerci ancora una volta a dover fuggire la nostra storia e le nostre antiche radici ...e magari  per altri luoghi cancellati .Sarà un buon proposito ?


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Signore e Signori,
come sirene meneghine 
annunciamo a gran voce
che questo accogliente rifugio 
vi apre il proprio SIPARIO !

Non ci si stupisca se gli attori interpreti da noi presentati per quest'occasione 
si esporranno più per i vizi che per le virtù .
Mossi dai nostri sentimenti e dalle PHYNANZE
non potranno che farsi compromettere da ciò che é in nostro POTERE,
a volte sostenendo la ventraglia di improbabili Re, 
altre volte giocando con la GUERRA.
Si dice che COSI' FAN TUTTI , lo fanno i belli e lo fanno i brutti .
In realtà c'è anche chi é stato escluso, 
ma con Poesia e Verità, sta SULLA SOGLIA e ci resiste . 

Starà dunque a voi l' ONERE o l'ONORE di cogliere il fascino di ogni attore
anche  quando, per VANITA' o forse per AMBIZIONE,
sceglierà di scapigliare altrove .
Se poi tutto ciò vi apparirà come un INSPERATO MIRAGGIO o un INUTILE SOGNO
a noi questo non é dato saperlo .
Ci piace pensare che in questo luogo e FUORI DALLE MURA
saranno i nostri fantasmi a ricordarci
che viviamo tutti nella  MEMORIA DELLO STESSO TEATRO .


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Alla vecchia Milano

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L' OMBRA DEL GIARDINIERE (2010)





 Un uomo menomato, un giardiniere senza più le braccia. Seduto. Il viso volto all’infinito, uno sguardo verso il futuro, ma che visione ne ha? 
Stanco e impedito nell’operare. 
Questo il modo disincantato dell’artista di raccontarci come oggi sia tutto più concretamente difficile, come complesso sia riuscire a realizzare il proprio lavoro, qualunque esso sia. 
Un uomo che con le sue braccia compie gli atti che creano i frutti del suo lavoro, che con la sua conoscenza forza, taglia e delinea le forme del giardino, ora, privato dei suoi strumenti naturali, come potrà proseguire? 
La speranza è riposta nella memoria e dalla vita nuova che da essa ne può scaturire. 
La memoria, che qui è simbolicamente rappresentata dal teschio, fissa l’uomo. E’ la fonte da cui si può attingere la conoscenza, da cui germoglia un nuovo frutto. Vicino alla memoria è poggiato uno strumento, il “Fulcin”, in attesa solo di essere riscoperto nel pieno del suo valore. 
Da anni Buttinoni si sperimenta nel cercare un legame tra l’ambiente in cui opera e la necessità di esprimere il proprio senso attraverso materiali poveri e naturali. Molto spesso sono materiali di scarto della società contemporanea, recuperati da cantieri o direttamente dalla strada, altresì legati alla natura del luogo, come pietre e legni. 
D'altronde, il legame con la natura (qui presente nel giardino che ospita l'opera) è un sodalizio a cui nessuno può sottrarsi. A volte proviamo a rinnegarlo, ma la dipendenza che abbiamo da esso è troppo forte, ed ecco quindi la volontà di provare a collaborare con essa, leggendo attraverso i suoi segni la direzione da ricercare. 
I giardini, come altre forme d’arte, traggono ispirazione dal passato per proiettarsi verso il futuro, sono il luogo dell’ordine e della pace, simbolo dell’intelligenza e dell’armonia, contrapposti alla foresta quale raffigurazione dell’istinto, dell’informe, del caos. 
La storia dei giardini è come un arazzo mai finito nel quale si intrecciano tradizione e innovazione e la scultura vi è presente da sempre, a rafforzare l’equilibrio e la tensione tra la natura e l’uomo. 


Testo di Amaranta Pedrani 


 There is a crippled man. He is a gardener with no arms. He sits with his stare to beyond. What’s his vision? 
He is tired and hampered. 
Through this disenchanted image the artist tells us how everything nowadays is more difficult, how it is more complex to carry out one’s work, whichever the job. 
A man that uses his limbs to accomplish his work and who, with his knowledge and strength, cuts and shapes the outlines of a garden, now, with no arms, how will he carry on? 
The only hope lies in the reminiscence and in the life that can ensue from it. 
Reminiscence here is the skull that is staring back at the man. The skull is the source of knowledge and from it the seed of new life germinates. Near to reminiscence lies a musical instrument, the “Fulcin”, waiting to be rediscovered in its own right. 
For years Buttinoni has been experimenting in finding a link between the environment and the necessity to express himself with its poor, natural resources. Often the materials Buttinoni uses are found in the street or in building sites and are either rejects of our contemporary society or indigenous of the surroundings in which he operates i.e. stones and pieces of wood. The relationship with nature (here pervasive due to the exhibition surroundings) is unavoidable and it would be unwise to try avoiding it. Experience tells that is better trying to work with nature, reading through its signs which is the right angle to pursue. 
Gardens are a work of art in their own right and they take inspiration from the past to project in the future. They are places of peace and order, symbols of harmony and intellect. In this respect gardens are quite the opposite of woodlands which are often associated with instincts, chaos and shapeless. 
The history of gardens is like a never ending tapestry where tradition and innovation intertwine and sculpture plays the fundamental role of balancing the tension between nature and humanity. 

Text by Amaranta Pedrani - Translated by Aline Ferrari 






 Parco Comunale Teresio Olivelli  
Patrocinato dal Comune di Tremezzo (Como).
Sabato 6 novembre 2010 . Domenica 27 febbraio 2011























Con il contributo fotografico di  KEISUKE OTOBE




PAPER CASTLES (2009)





Paper castles are ephemeral and fragile structures. 
When we think about them, we instantly
recall the world of dreams, those wishes we raise in our mind as if they were marvelous
castles. Since they are figments of our imagination, these “castles in the sky” have a short life:
they vanish in one night, just as Tillo Buttinoni’s sculptures (they are on view only Wednesday,
April 15, until midnight).
Tillo creates his sculptures with cheap and everyday materials, such as paper and colored
tapes, which are often recycled, even collected from the street. On one hand, his works allude
to Childs play, to those clever and utopian architectures made out of “nothing” that we invent
with the most surprising and spontaneous ease when we are young. On the other, they refer
to gamble.
Paper is not only the material that Tillo uses to give birth to his sculptures; it is also both a
concrete and metaphorical allusion to playing cards. The artist first duplicates and enlarges a
set of cards by hand, applying the colored tape stripes on the surface as if they were
brushstrokes, and then adapts those hand-crafted cards as architectural elements to build his
“paper castles”.
Playing cards act as words: they generate a system of signs, a language. Colors, suits and
pictures can have a very different meaning according to the context in which they are
employed. Tillo is telling his American story with a deck of black cards. Among them he
chooses only one suit, diamonds, and two pictures, the Queen and King.
If we look back at tradition, black cards, which differ from the regular ones because they are
“in negative”, allude to occult practices; diamonds, more common in the French use,
correspond to “money”, the suit that Italy and Spain have adopted instead of diamonds when
playing; the Queen and King are the two pictures that usually have more value in the deck.
Tillo’s Paper Castles installation is a tangle of signs that need to be solved and interpreted by
keeping the “here and now” attentively in mind. Diamonds stand for money, that’s why the
artist associates them with the symbol of the American dollar. It is not a matter of chance that
they appear as the only suit in the work. Diamonds are a strong allusion to the dictatorial
power that money has on our society. The “black” Queen and King stand for President Barack
Obama and the First Lady Michelle; the only two promising symbols of political change in a
critical time, when the global economical recession seems to have erased all illusions and
optimism at once.
We should read Tillo’s Paper Castles as metaphors of a world in trouble, as poetic signals of a
society that hangs in the balance. Our world needs to pick out and mix up its true values very
carefully to find its lost stability again. In the end, it’s just like in playing cards: you have to
reshuffle the deck very well, if you want to start a new, challenging match.

                     
                                                                                            Text by Cristina Baldacci



255 Canal Street 4rd Floor
New York City


255canal@gmail.com








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 A Tommaso, Emanuele, Sandra, Amalia, Martina,
Nicola, Cristina, Maria Teresa, Anne Lise, Valentina e Piero,
per avermi accompagnato su questa indimenticabile giostra.


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Con il contributo fotografico di Sandra Pires e Amalia Rusconi Clerici